I paesi in via di sviluppo ospitano più di un terzo dei migranti nel mondo. La maggior parte si sposta per lavoro e non sempre è impiegata in modo regolare. Ma analizziamo con spirito critico alcuni preconcetti che aleggiano sugli immigrati. Bisogna riconoscere che l'immigrazione dà un contributo positivo ai paesi, alle loro economie e alle loro società.
Di recente si è potuto notare come diversi Paesi nel mondo, tra cui Stati Uniti, Europa e Regno Unito, abbiano dato un taglio all'immigrazione. Questa politica ha tenuto separate famiglie e coppie, danneggiato i sistemi sanitari e la ripresa economica. L'immigrazione favorisce la creazione di nuove imprese, alimenta l'innovazione, soddisfa le esigenze del mercato del lavoro e rafforza l'economia.
Dice un rapporto dell'OCDE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) stilato nel 2018 che, grazie a misure e politiche adeguate, gli immigrati possono dare un contributo significativo alla nazione che li ospita. Il resoconto analizza l'impatto generato dall'immigrazione che, in generale, varia in base al contesto economico di ogni Paese, ma anche dalle caratteristiche degli immigrati. Dallo studio emerge che le nazioni possono massimizzare l'impatto positivo dell'immigrazione adottando politiche che permettano di gestire i flussi con criterio e integrando gli stranieri nella società. Solo cosi potranno contribuire alla crescita del Paese d'adozione.
Una prospettiva egoistica
Le Pen, Farage, Orban, Kurz, Bolsonaro... La xenofobia di estrema destra ha guadagnato terreno in tutto il mondo negli ultimi anni, ma il rifiuto verso gli immigrati si manifesta indirettamente anche in altri governi. La Brexit nel Regno Unito e le recenti dichiarazioni di Macron in Francia ne sono un esempio. La paura o meglio l'odio verso gli immigrati e gli stranieri modellano la politica. Nazioni che un tempo erano considerate emblemi della democrazia e del liberalismo oggi mostrano un volto completamente diverso.
Giudizi formulati sulla base di preconcetti suggeriscono che quando gli immigrati si trasferiscono per lavoro entrano in competizione con la gente del posto e questo ha un impatto negativo sugli stipendi in generale. Da un punto di vista razzista, gli immigrati appartengono ad un'etnia diversa rispetto alla popolazione locale e di fatto costituiscono una minaccia per questi ultimi. Molti inoltre associano l'immigrazione alla crescita dei crimini di matrice terroristica. Queste e altre convinzioni contro l'immigrazione tendono a innescare una reazione populista.
Le ragioni che portano a respingere gli immigrati hanno una matrice puramente egoistica. Una diminuzione dell'immigrazione sarebbe dannosa per l'economia e per la società perché l'inclusione permette di essere più aperti nei confronti della diversità, riconoscerla e accettarla. I governi dovrebbero cercare di favorire la tolleranza andando alla radice del problema, estirpando il pregiudizio dalla base. Questo permetterebbe ai migranti di integrarsi nella società trovando un luogo sicuro dove vivere.
Impatto dei migranti sull'economia dei Paesi in via di sviluppo
È importante capire che i giudizi irrazionali sull'immigrazione sono fuorvianti e limitano la crescita delle nazioni in via di sviluppo. Secondo il rapporto dell'OCDE, gli immigrati incidono positivamente non solo sulla prosperità economica di un paese, ma anche sul benessere della popolazione nativa poiché svolgono ruoli diversi in ambito economico, sociale e culturale. In quanto lavoratori, gli immigrati alimentano il mercato del lavoro. Gli studenti contribuiscono alla diffusione e allo scambio di conoscenze. Imprenditori e investitori creano opportunità di lavoro, promuovono l'innovazione e il cambiamento tecnologico. In veste di consumatori contribuiscono ad aumentare la domanda di beni e di servizi e, pagando le tasse, contribuiscono al bilancio pubblico.
Alla luce dei punti descritti sopra, gli immigrati contribuiscono a stimolare la crescita economica e lo sviluppo nel paese di trasferimento. Inoltre, favoriscono la diversità sociale e culturale delle comunità in cui vivono.
Sebbene l'impatto sul mercato del lavoro vari a seconda delle caratteristiche personali degli immigrati, secondo l'OCDE questi profili guadagnano stipendi inferiori rispetto ai lavoratori nativi. Inoltre, sempre sulla base dello studio, l'immigrazione ha un impatto trascurabile sulla disponibilità di posti di lavoro per la popolazione locale perchè la priorità di assunzione è appannaggio dei cittadini locali.
Ridurre l'immigrazione non aiuterà a favorire la solidità dell'economia. A titolo di esempio, è utile sapere che nel 2016 gli immigrati hanno contribuito al PIL degli Stati Uniti nella misura di 2 trilioni di dollari e nel 2018 hanno versato 458,7 miliardi di dollari in tasse.
Espatrio e immigrazione
L'espatrio e l'immigrazione sono interconnessi. Lo spiega un altro rapporto dell'OCSE che, analizzando il numero di immigrati ed espatriati nel mondo, e il ruolo che occupano, mostra come il numero di immigrati con un titolo di scuola superiore nei paesi dell'OCSE surclassi quello degli espatriati altamente qualificati. Ciò significa che in Europa, ad esempio, ci sono molti più immigrati che espatriati.
I paesi in via di sviluppo sono invece toccati dal fenomeno contrario. Basti pensare alle isole dei Caraibi e all'Africa che devono fare i conti con elevati "tassi di emigrazione".
Per evitare di favorire la proliferazione di stereotipi sugli immigrati, i governi dovrebbero prestare attenzione alle raccomandazioni dell'OCSE e adattare le loro politiche per facilitare la loro integrazione. Ciò consentirebbe di sfruttare appieno dei vantaggi economici e sociali dell'immigrazione. Inoltre, gli scambi tra persone di origini diverse ampliano gli orizzonti e di riflesso possono favorire l'emigrazione.