Francia, terra di immigrazione ed emigrazione. Se da un lato il Paese si sta impegnando per incrementare l'immigrazione economica, principale motore di crescita, dall'altro deve fare i conti con la fuga dei cervelli. Come si spiega il fatto che i talenti internazionali mettano radici in Francia, mentre quelli locali si trasferiscono all'estero?
La Francia attrae talenti internazionali
La Francia non vuole più restare a guardare. Vuole mettersi al pari del Canada, della Svizzera e degli Stati Uniti, tutti Paesi molto apprezzati dagli stranieri. In Francia, il numero di permessi di soggiorno emessi è in costante aumento dal 2000, con un picco tra il 2007 e il 2008: il numero di permessi emessi è passato da 11.751 a 21.352.
Con il piano France Relance e il programma ChooseFrance, il governo francese vuole attirare aziende straniere che investano sul territorio. La strategia prevede il rinnovamento delle infrastrutture e la creazione di ecosistemi competitivi, come l'hub europeo per le industrie creative chiamato Plaine Image, nella regione di Hauts de France, o l'Aerospace Valley, il cluster aerospaziale leader in Europa, in Occitania. Da oltre 10 anni la Francia è una delle principali destinazioni europee per gli investimenti esteri, insieme a Germania e Regno Unito. Lo sviluppo di poli produttivi ha permesso alla Francia di tenere il passo con altre nazioni europee.
La Francia è geograficamente ben posizionata e, grazie ai suoi programmi di immigrazione, facilita l'inserimento di talenti stranieri sul mercato. Inoltre, il Presidente Macron sembra deciso a mettersi al passo con le altre potenze e ad aumentare il flusso di lavoratori dall'estero.
L'immigrazione in Francia è in aumento
Sotto la guida dell'attuale Presidente, i livelli di immigrazione sono aumentati rispetto ai governi precedenti. Nel 2017 sono stati concessi 26.872 permessi di soggiorno per motivi economici, contro i 22.982 dell'anno prima. Nel 2018, i numeri sono saliti a 33.041, fino a raggiungere 38.545 unità nel 2019. La pandemia del Covid ha frenato solo temporaneamente i flussi migratori perchè gli arrivi sono ripresi e i permessi di lavoro emessi di recente hanno raggiunto quota 36.095. L'immigrazione economica non è l'unico settore a registrare un aumento. Anche i permessi di soggiorno per studio, ricongiungimento familiare o motivi umanitari sono in crescita. Alcuni esperti ritengono che l'immigrazione economica, e quella per motivi di studio, debbano essere incrementate per garantire un flusso costante di talenti internazionali. È quello che sta facendo il Canada, destinazione faro in termini di immigrazione economica.
Se nel 2020 si è registrato un calo a causa della pandemia, le statistiche della Direzione Generale degli Stranieri in Francia mostrano una rapida ripresa. Nel periodo 2020-2021 i permessi per soggiorni di lunga durata sono aumentati del 54,2%. Tra questi, il numero di visti concessi per motivi economici è aumentato di quasi il 70%. Queste statistiche riguardano principalmente i lavoratori dipendenti (+56,9%), i lavoratori non dipendenti (+76,7%), gli scienziati (+32,2%), gli artisti (+24,3%) e i lavoratori temporanei (+96%).
E la fuga dei cervelli?
La Francia è sempre stata una terra di immigrazione, ma anche di emigrazione. Da più di 10 anni, il numero di francesi che lascia il Paese è in crescita. L'INSEE (Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici) parla di un incremento del 52% negli ultimi 20 anni, e le cifre sono destinate ad aumentare.
Lungi dal trarre conclusioni allarmistiche, il CAE (Conseil d'analyse économique) ritiene che questo flusso di popolazione in uscita possa essere vantaggioso per lo sviluppo del Paese e per il commercio internazionale. Infatti, la libera circolazione dei lavoratori contribuisce attivamente agli scambi internazionali e, di conseguenza, al rafforzamento dell'economia. Inoltre, il fatto che i francesi vengano assunti all'estero è indice dell'alta qualità dell'istruzione che ricevono in patria. In questo senso, dovrebbe essere considerato un circolo virtuoso da incoraggiare e non da criticare.
Di contro, l'emigrazione può diventare un problema, soprattutto quando i professionisti di un intero settore lasciano il loro Paese per trasferirsi all'estero. In questo caso c'è il rischio che la nazione si trovi di fronte a una "fuga di cervelli". È il caso dei ricercatori francesi che preferiscono stabilirsi all'estero dove trovano opportunità migliori. Tra le ragioni principali dell'esodo ci sono gli stipendi inadeguati, la mancanza di riconoscimenti e l'insicurezza del posto di lavoro. Anche molti altri laureati francesi, che non riescono a trovare lavoro in Francia, preferiscono espatriare. Nel Paese che li ospita trovano un lavoro che corrisponde alle loro competenze e una retribuzione adeguata.
Per concludere
La Francia resta una destinazione di interesse tra gli stranieri, ma a differenza del Canada e di altri Paesi, non ha la stessa risonanza e molti francesi la considerano una nazione chiusa e stagnante. La Svizzera, gli Stati Uniti, la Germania, l'Australia e il Canada godono di una migliore reputazione in termini di mobilità globale. Ecco perché il governo francese vuole agire promuovendo l'immagine del Paese come terra di opportunità a livello internazionale.