La strategia di Taiwan per attrarre gli espatriati
Taiwan stende il tappeto rosso agli stranieri qualificati. Il governo ha annunciato di voler assumere 400.000 professionisti internazionali entro il 2030. Per invogliarli a trasferirsi, ha intenzione di allentare le condizioni per ottenere la Taiwan Employment Gold Card, un visto di 3 anni con permesso di lavoro, accessibile ai lavoratori stranieri e ai lavoratori autonomi. Quest'anno Taiwan ha rilasciato solo 2.200 visti di questo tipo. L'anno scorso ne ha emessi 3.200. Le autorità pianificano di estendere la durata di questo visto, accelerare il passaggio alla residenza permanente e incoraggiare il nomadismo digitale.
Kung Ming-hsin, capo del Consiglio Nazionale per lo Sviluppo di Taiwan, ha esposto il piano governativo per attrarre gli espatriati al Forum sulla Sostenibilità dei Talenti, che si è tenuto a Taipei. La strategia di Taiwan si basa su tre pilastri:
- Rafforzare il reclutamento di dirigenti internazionali
- Attirare e trattenere un maggior numero di studenti cinesi
- Invogliare più lavoratori immigrati a restare sul territorio
Il governo fa leva sulla loro età e sulle loro qualifiche (molti sono giovani lavoratori con una formazione universitaria) per rilanciare l'economia nazionale. Come molti altri Stati, Taiwan distingue tra "colletti bianchi" (dirigenti internazionali) e "lavoratori migranti". Nel suo piano, il governo sottolinea chiaramente la necessità di un maggior numero di "colletti bianchi".
Ma come attrarre questa tipologia di forza lavoro? Quello che sta accadendo a livello internazionale va a favore, o contro Taiwan? Come attirare gli stranieri da Cina e Hong Kong? Taiwan fa leva sugli investimenti per promuovere l'innovazione e le tecnologie di punta. Lanciato nel 2016, il piano "5 più 2" è un ampio programma di innovazione industriale. Durante il Forum di Taipei, Kung Ming-hsin ha riparlato di questo piano che, a suo dire, evidenzia la volontà di Taiwan di modernizzare la propria industria e di stimolarne la crescita. Taiwan punta sul boom delle nuove tecnologie per creare nuovi posti di lavoro che attireranno stranieri qualificati.
Taiwan faccia a un'emergenza demografica
Taiwan ha una popolazione di 23,8 milioni di abitanti (fine 2020), composta da 22,9 milioni di cittadini taiwanesi e da 921.000 stranieri. La popolazione taiwanese, purtroppo, sta invecchiando. Per la prima volta, nel 2020, il numero di taiwanesi in età lavorativa (15-64 anni) è diminuito (16,6 milioni di persone - escludendo gli stranieri, che sono 169.000 in meno rispetto al 2010). Taiwan ha uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo. Non è una novità. Già nel 2014 era stato lanciato un allarme a causa del rapido invecchiamento della popolazione. In 10 anni, è aumentata solo dell'1,6%. Quella degli stranieri è cresciuta del 63,8% (dati del Ministero degli Affari Esteri di Taiwan). Una crisi demografica che il governo intende contrastare puntando sui lavoratori stranieri.
Talenti internazionali: la risposta di Hong Kong
Taiwan non è l'unica a cercare stranieri qualificati. Anche Hong Kong adotta la stessa politica. In un discorso del 19 ottobre, John Lee, il capo del governo scelto dalla Cina, ha detto: "Dobbiamo essere più proattivi e aggressivi nella ricerca di talenti. Oltre a sostenere e a trattenere attivamente i talenti locali, il governo cercherà di acquisire professionisti qualificati dall'estero". Hong Kong ne ha bisogno. Lo Stato ha perso 140.000 lavoratori dopo lo scoppio della pandemia. Oltre al contesto socio-politico, la gestione della crisi sanitaria ha fatto allontanare un buon numero di stranieri. Il compito del leader Lee è gravoso: trasformare Hong Kong in una roccaforte della finanza e degli investimenti. In competizione con Taiwan, Hong Kong subisce anche la pressione di Singapore e Dubai. A settembre, Singapore ha superato Hong Kong nella classifica dei centri finanziari.
John Lee ha annunciato una serie di misure per attrarre e trattenere i talenti stranieri. Promette un "nuovo programma" riservato ai "migliori talenti" che guadagnano 2,5 milioni di HK$ o che si sono laureati in una delle migliori università del mondo. Questo nuovo programma permetterà loro di andare a lavorare e di sviluppare le loro attività a Hong Kong per due anni. Il capo dell'esecutivo ha anche annunciato la creazione di un "gruppo di lavoro" per facilitare l'assunzione di talenti stranieri e ha proposto "assistenza" per questi immigrati. Anche il nuovo visto presentato ad agosto promette bene: gli stranieri potranno beneficiare di detrazioni fiscali, in particolare di uno sgravio applicabile al primo acquisto di un immobile (per i residenti permanenti). Basterà questo per attrarre talenti internazionali? Secondo il canale americano CNBC, l'esodo degli espatriati ha subito un'accelerazione nel 2022. 93.000 persone hanno lasciato Hong Kong nel 2020. L'anno successivo se ne sono andati in 23.000 (nonostante il confinamento). I media americani stimano che il numero sia destinato a crescere.
Battaglia dei talenti stranieri: la risposta della Cina
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il Presidente cinese Xi Jinping si sono incontrati il 4 novembre. Sebbene sia criticato dall'Unione Europea e dal suo stesso schieramento, che teme un incremento della sua dipendenza dalla Cina, Scholz dichiara il suo desiderio di "sviluppare ulteriormente" la partnership economica con Pechino. Questo è un vantaggio per la seconda economia più grande del mondo, che sta cercando di attrarre un maggior numero di stranieri qualificati e lo può fare grazie alle alleanze che stabilisce con partner economicamente forti come la Germania. Durante l'incontro, Xi Jinping non ha mancato di elencare il numero di aziende straniere che operano nel Paese. Uno dei migliori esempi è Decathlon, il gigante francese delle attrezzature sportive che opera nella Cina continentale dal 2003.
Sebbene la politica Covid zero sia ufficialmente ancora in vigore, le frontiere cinesi si stanno progressivamente aprendo. Gli studenti internazionali possono ora fare ritorno. La Cina vuole migliorare la sua immagine e conta sul suo potere economico per attrarre talenti stranieri. L'impresa sarà forse più difficile del previsto, considerando che la gestione della crisi sanitaria ha segnato e segna tuttora gli animi. Molti espatriati hanno lasciato la Cina, stufi dell'interminabile politica zero Covid. Nella corsa al reclutamento di talenti stranieri, Hong Kong e Taiwan rappresentano una minaccia? Le autorità cinesi pensano di no. Certa che il numero di talenti stranieri tornerà al livello pre-Covid e lo supererà, Pechino punta tutto sul suo potere economico.