Lavorare da remoto è una pratica diffusa, ma chi espatria e intende guadagnarsi da vivere in questo modo, potrebbe non sapere come muoversi. Esistono delle leggi che regolano il lavoro a distanza? Se vuoi espatriare e lavorare da remoto, quali sono gli aspetti che tu e il tuo datore di lavoro dovete tenere in considerazione?
Dal 2020 i Paesi stanno creando nuove leggi per regolamentare il lavoro a distanza
Quando, all'inizio del 2020, la pandemia ha improvvisamente costretto milioni di persone in tutto il mondo a lavorare da remoto, esistevano poche leggi per regolamentare questo tipo di attività. Da allora, diversi Paesi, dall'Argentina a Mauritius, dalla Grecia all'Australia, hanno emanato delle normative per inquadrare giuridicamente il lavoro a distanza.
Cosa è cambiato nel biennio 2020-2022 in merito alle leggi sul lavoro a distanza ? Angola, Turchia, Argentina, Lussemburgo, Spagna, Italia, Slovacchia, Ucraina, Russia, Norvegia e Perù prevedono ora un accordo scritto, tra datore di lavoro e dipendente, da firmare prima che quest'ultimo prenda servizio. Analogamente, dalla fine del 2022, il Belgio impone alle aziende con più di 20 dipendenti di redigere un elenco generale di regole sul lavoro a distanza.
Altri governi si sono spinti oltre, chiedendo alle aziende di inviare al Ministero del Lavoro un elenco di tutti i loro dipendenti a distanza. È il caso di Italia, Cile e Argentina.
Un accordo scritto garantisce il rispetto dei diritti del lavoratore a distanza e la possibilità di presentare reclamo alle autorità competenti in caso di violazione. In alcuni Stati, se un'azienda nega al lavoratore la possibilità di operare da remoto, deve spiegare i motivi per iscritto.
E' il caso, ad esempio, dell'Australia: se la richiesta di telelavoro viene negata, il datore di lavoro ha 21 giorni per mettere su carta i motivi del diniego. Il dipendente ha il diritto di ricorrere alla Fair Work Commission (FWC) per impugnare la decisione. Il potere arbitrale della FWC potrebbe ribaltare la decisione dell'azienda.
Come fare per lavorare a distanza se sei un espatriato?
Per cominciare, devi verificare le leggi sul lavoro a distanza nel Paese di trasferimento. In alcune destinazioni, l'azienda non può, per legge, rifiutare la tua richiesta se sei incinta, se hai problemi di salute (ad esempio, una disabilità), se hai figli piccoli o se hai genitori anziani a carico che necessitano di assistenza. In Australia, dal 2022, anche i lavoratori che hanno subito violenza domestica hanno automaticamente diritto di lavorare da casa. Nel caso in cui non rientrassi in queste categorie, ma volessi comunque lavorare da remoto, devi parlarne con il tuo superiore.
La parte più complicata del lavoro a distanza dall'estero sono le tasse. Il tuo datore di lavoro verificherà se la sua azienda ha una filiale nello Stato estero di destinazione e se i due Paesi esista un accordo contro la doppia imposizione. Potresti dover presentare due dichiarazioni dei redditi, beneficiando però di detrazioni su quanto hai già pagato in uno dei due Paesi. È necessario anche discutere di come verranno adeguati lo stipendio e i benefit, se lavori a distanza in un posto dove il costo della vita è molto diverso da quello di origine. L'azienda potrebbe rifiutare la tua richiesta di lavorare da remoto dall'estero se il processo è difficile o se gli costa troppo.
Naturalmente, per lavorare a distanza da un paese straniero è necessario un visto per nomadi digitali o un altro tipo di permesso di lavoro. Tieni presente che è illegale lavorare con un visto turistico. Tra i Paesi che offrono questo tipo di permesso, nel 2023, ci sono Colombia, Costa Rica, Croazia, Mauritius, Nuova Zelanda, Portogallo, Sudafrica, Spagna e Taiwan.
La sicurezza dei dati è un'altra questione spinosa quando si lavora a distanza dall'estero.
L'azienda per cui lavori dovrà rispettare le leggi sui dati del Paese estero da cui operi. Le Autorità della nazione che ti ospita hanno il diritto di accedere ai dati aziendali contenuti nei tuoi dispositivi, soprattutto nel caso di un accertamento da parte della polizia.
È probabile che la tua azienda metterà in sicurezza i tuoi dispositivi di lavoro, installando una VPN e creando un'autenticazione multifattoriale per proteggere i dati dagli attacchi informatici.
Il datore di lavoro potrebbe anche essere tenuto a effettuare una valutazione sulla sicurezza del luogo da cui lavorerai. Potrebbe trattarsi della casa o dello spazio di coworking che affitti nel Paese estero.
E per quanto riguarda le leggi che regolano le ferie, le assenze per malattia e i giorni festivi? Dipende dal contratto di telelavoro che hai stipulato. Alcune imprese preferiscono che tu segua le regole in vigore nel Paese d'origine, mentre altre ti permetteranno di seguire quelle della nazione di espatrio. Si tratta di una questione che potete negoziare.