Dopo un periodo difficile a causa della crisi sanitaria, la mobilità internazionale è ripresa e persino aumentata nei Paesi che stanno affrontando una grave carenza di manodopera. Questo significa che la pandemia di Covid appartiene al passato? Come ha inciso sulle economie mondiali?
La maggior parte dei Paesi cerca lavoratori stranieri
Il numero delle nazioni con carenza di manodopera è in aumento, tra queste ci sono Canada, Francia, Stati Uniti, Australia, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, Slovacchia, Italia, Belgio, ecc. La crescita, che si è fermata quasi del tutto nel 2020, è ripresa nel 2021. Da allora, i settori sotto pressione sono rimasti gli stessi, a partire da sanità, edilizia, trasporti e tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT). Questi settori erano già in tensione prima della crisi sanitaria.
Si potrebbe quasi dire che chi pianifica di espatriare ha possibilità di scelta. Sebbene la situazione non sia così accentuata come durante le "Grandi Dimissioni" negli Stati Uniti del 2021 (quando 47 milioni di americani si dimisero), alcuni settori in tensione sono alla spasmodica ricerca di lavoratori stranieri. Diverse riforme dell'immigrazione promettono una maggiore flessibilità nell'assunzione di lavoratori stranieri. Singapore ha varato una riforma per migliorare i suoi servizi di immigrazione. Il Canada mette a disposizione dei programmi provinciali per rilanciare aree meno gettonate rispetto a Vancouver, Montreal o Toronto, offrendo posti di lavoro. Il Canada prevede di accogliere 500.000 immigrati entro il 2025. La Germania e la Corea del Sud stanno introducendo leggi più flessibili per attirare un maggior numero di stranieri.
Si parla meno della sorte toccata a milioni di artisti rimasti senza palcoscenico a causa della pandemia. Consapevole dell'impatto della crisi sanitaria sulla scena artistica - ancora oggi tangibile - il Giappone sta allentando le regole sui visti per gli artisti. Prima della crisi sanitaria, nel 2019, i servizi di immigrazione hanno rilasciato 45.400 visti per artisti. La cifra è scesa a 1.570 nel 2021 per poi salire a 24.404 nel 2022. La misura è rivolta in particolare agli artisti che si esibiscono in strutture minori.
La mobilità studentesca è in ripresa
Gli studenti tornano a spostarsi. Anche loro sono stati profondamente colpiti dalla crisi sanitaria. Ricordiamo, ad esempio, quando quelli che erano in Canada, Australia, Stati Uniti, Regno Unito o Francia non hanno più potuto lavorare per finanziare gli studi, a seguito delle restrizioni dettate dalla pandemia. I vari governi, per aiutarli, concedono ora un'estensione sul numero di ore da dedicare all'attività lavorativa. Si tratta di una soluzione temporanea che nasconde delle insidie perchè, più ore al lavoro, significa meno tempo per lo studio.
I governi sanno bene quali sono i vantaggi di accogliere un maggior numero di studenti internazionali. Nel luglio 2022, il Giappone ha lanciato il suo "obiettivo 300.000", ossia ospitare almeno 300.000 studenti internazionali entro il 2027. L'afflusso è crollato durante il Covid, passando da oltre 300.000 giovani stranieri, nel 2019, a circa 240.000 nel 2021. Durante la pandemia, il Giappone ha adottato una politica molto severa e ha riaperto le frontiere solo nel Marzo del 2022. Nel frattempo, tanti studenti che pianificavano di andare a studiare nel Paese hanno cambiato destinazione, mentre altri hanno abbandonato il progetto. La maggior parte concorda che sia stata un'esperienza traumatica e lamenta la mancanza di chiarezza da parte del governo giapponese circa il loro ingresso sul territorio.
Gli studenti stranieri in soccorso all'economia e alla demografia
Il governo giapponese sta facendo il possibile per rilanciare la mobilità studentesca. Il Paese è a corto di manodopera, soprattutto nei settori dell'ingegneria, dell'informatica e delle comunicazioni. Formare gli stranieri, significa assicurarsi che integrino il mercato del lavoro giapponese dopo gli studi.
Lo stesso discorso vale per la Corea del Sud, che nell'agosto del 2023 ha presentato il progetto Study Korea 300K, un piano per attrarre 300.000 studenti stranieri entro il 2027. Anche il governo coreano si aspetta un impatto positivo sul mercato del lavoro. Il Giappone e la Corea del Sud hanno anche un altro obiettivo: far rimanere gli stranieri. Di fronte a una crisi demografica sempre più preoccupante, entrambi i Paesi puntano sull'immigrazione per favorire la crescita demografica.
La pandemia non è più una "minaccia mondiale"
Ci siamo lasciati la pandemia alle spalle? Per viaggi e frontiere, abbiamo via libera. Le frontiere sono aperte e le restrizioni di viaggio sono state revocate. Sebbene molti siti web abbiano smesso di monitorare il numero giornaliero dei contagi da Covid, il virus è ancora in circolazione. La Francia ha registrato un aumento delle infezioni a partire dall'estate, ma il governo non aggiorna più i grafici da giugno. Il Canada ha registrato una recrudescenza dei casi nelle ultime settimane. Lo stesso vale per il Giappone, che sta attraversando la nona ondata di Covid. Secondo i dati ufficiali, i casi registrati a Tokyo nella prima settimana di settembre sono stati 15.000.
La pandemia è comunque "finita", ha annunciato il Ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach in una conferenza stampa a Berlino, il 5 aprile 2023. Ha parlato di "buona copertura vaccinale" della popolazione (il 77,9% ha ricevuto almeno una dose) e ha tolto le regole preventive, a partire dall'obbligo di indossare la mascherina FFP2 in strutture mediche, ospedali e case di riposo. Anche in Francia si è giunti alla stessa conclusione, motivo per cui gli aggiornamenti dei dati Covid sono stati interrotti. La Francia si basa sulla dichiarazione rilasciata a maggio dal Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): la malattia non è più "una minaccia globale". Però circola ancora e l'OMS invita fare attenzione per evitare di commettere gli errori del passato, come "mancanza di cooperazione, di equità e di solidarietà". Non potendo tornare alla situazione pre-crisi, la mobilità internazionale dovrà adeguarsi all'impatto causato dalla pandemia.