Espatrio e costo della vita: impatto sulle aziende che inviano i dipendi all'estero

Vita quotidiana
  • groupe d'employes
    Shutterstock.com
Scritto da Asaël Häzaq il 15 luglio, 2024
L'aumento del costo della vita nelle grandi città del mondo costringe le aziende a pensarci due volte prima di dislocare i dipendenti all'estero. Queste ristrettezze economiche richiedono un'attenta gestione del budget. Come fanno le aziende a gestire la mobilità internazionale in un periodo di crisi economica?

Le destinazioni più costose per gli espatriati e le aziende

Per le aziende, l'impennata del costo della vita nelle principali città di espatrio si traduce in un aumento delle spese per l'invio dei dipendenti all'estero. Nel 2023, ECA International, società specializzata in mobilità internazionale, ha pubblicato il suo rapporto sulla mobilità internazionale delle aziende (vedi qui).

Per il secondo anno consecutivo, il Regno Unito si è classificato come la destinazione più costosa per le aziende che desiderano inviare i dipendenti all'estero. Dislocare un dipendente nel Regno Unito è costato 351.992 sterline (inclusi stipendi e benefit), un aumento dell'11% (+33.887 sterline) rispetto al 2022, quando il Regno Unito era già la destinazione più costosa a livello globale. Questo aumento è attribuibile all'impennata del costo della vita, a fronte di un aumento degli stipendi nazionali di solo il 5%. Gli stipendi rappresentano solo il 18% dei costi della mobilità internazionale, mentre il resto è rappresentato da benefit come la casa e le tasse scolastiche per i figli che frequentano istituti internazionali.

Cosa riserva l'anno 2024 agli espatriati a Londra?

Il rapporto Mercer sul costo della vita 2024 (Mercer Cost of Living report 2024) classifica Londra come l'ottava città più costosa al mondo per i professionisti stranieri. I costi della mobilità internazionale restano elevati in questa città, così come a Hong Kong e Singapore (le città più costose in assoluto per gli espatriati), seguite da Zurigo, Ginevra, Basilea, Berna e New York. Nassau (Bahamas) è nona, mentre Los Angeles è decima.

Hong Kong e Singapore si confermano le città più care del mondo, per il secondo anno di fila. Come nel Regno Unito, l'impennata dei prezzi degli affitti spiega in gran parte l'aumento del costo della vita.

La crisi immobiliare di Hong Kong

A Hong Kong, il costo medio di costruzione è salito a 4.500 dollari/m², avvicinandosi a New York (5.723 dollari/m²), San Francisco (5.489 dollari/m²) e Zurigo (5.035 dollari/m²), dove i costi di costruzione hanno raggiunto livelli record. Hong Kong deve fare i conti sia con carenza di manodopera nel settore edile, sia con l'aumento dei tassi di interesse. Nel primo trimestre del 2024, i prezzi degli appartamenti sono scesi di circa il 16% rispetto all'anno precedente, ma i residenti non ne hanno beneficiato a causa del calo della domanda. L'anno 2023 è stato caratterizzato da un calo del 4,5% delle transazioni immobiliari rispetto al 2022. Se da un lato Hong Kong punta a riconquistare il suo status di principale polo finanziario del mondo, dall'altro fatica ad attrarre le imprese, preoccupate dalla crescente influenza della Cina e dall'aumento del costo della vita.

Gli esperti ritengono che il calo dei prezzi degli immobili del 10%, stimato per quest'anno (20% dal 2021), non andrà a vantaggio delle imprese straniere, dato che si verifica in un contesto di calo degli investimenti esteri. I costruttori edili, indebitati, stanno perdendo il sostegno delle banche e degli investitori. La situazione di Hong Kong, tuttavia, non ha raggiunto i livelli della crisi immobiliare cinese e i ricchi espatriati stanno investendo nel mercato immobiliare in ribasso di Hong Kong.

Aumento degli affitti nel Regno Unito

Nel 2023, il Regno Unito ha vissuto una crisi abitativa senza precedenti, con un aumento dei prezzi degli immobili di circa il 10%. All'inizio del 2023, il prezzo medio delle case ha quasi raggiunto le 300.000 sterline, a fronte di uno stipendio medio di 27.750 sterline. La pandemia ha accelerato la crisi del mercato immobiliare, aumentando la pressione sulle aziende che desiderano dislocare i propri dipendenti, soprattutto a Londra, dove gli affitti sono aumentati del 16%. Molte aziende, tuttavia, sono ancora propense a inviare i propri dipendenti nella capitale britannica.

Il governo mantiene l'ottimismo, evidenziando dati confortanti sugli investimenti esteri, a riprova di una rinnovata fiducia delle imprese. Nonostante le turbolenze iniziali della Brexit, la City di Londra ha riconquistato il suo status di centro finanziario leader in Europa.

L'aumento del costo della vita incide sui progetti di mobilità internazionale

Nel 2024, l'aumento del costo della vita, in particolare degli affitti, ostacola i piani di mobilità internazionale delle aziende, che monitorano attentamente le fluttuazioni valutarie. La volatilità della sterlina ha avuto un impatto significativo sui costi di espatrio nel Regno Unito. In Giappone, che in passato era la destinazione più costosa per gli espatri, il deprezzamento dello yen è un vantaggio. Nel 2023, il costo dell'invio di un dipendente in Giappone è sceso appena sotto le 300.000 sterline.

Per far fronte all'aumento dei costi, alcune aziende stanno passando dalla dislocazione all'estero al lavoro a distanza. Collaborano con aziende locali per trasferire "virtualmente" i lavoratori. Altre stanno creando "filiali virtuali" nelle principali città, dove gli uffici fisici sono sostituiti da reti online. Ciò significa che i dipendenti rimangono nel loro Paese d'origine e lavorano a distanza con colleghi internazionali. Questa forma digitale di mobilità internazionale è destinata a crescere nei prossimi anni.

Costo della vita: quali sono le responsabilità dei datori di lavoro?

Quando un'azienda invia un dipendente all'estero, deve assicurare la sua copertura sanitaria attraverso la stipula di un'assicurazione medica privata. Qualora il dipendente dovesse proseguire delle cure nel Paese ospitante e, a un dato momento, la somministrazione delle terapie fosse compromessa, l'azienda deve farlo rientrare.

Cosa possono negoziare gli espatriati con i datori di lavoro?

Il contratto di espatrio negoziato tra datore di lavoro e dipendente delinea i benefici a favore dell'espatriato: assistenza per il trasloco, aiuto economico per l'alloggio, per l'auto o i mezzi di trasporto, per la scuola dei figli, compenso in base alla città ospitante, abbonamento telefonico, contributo per le spese di formazione/riqualificazione del coniuge, assistenza all'infanzia, ecc.

Il dipendente può aggiungere le clausole ritenute rilevanti in base alla sua situazione. Potrebbe, ad esempio, chiedere un aiuto per l'istruzione dei figli se si trasferisce con la famiglia. L'alloggio è la spesa più importante. Molte delle principali città in cui vivono gli espatriati stanno affrontando una crisi abitativa che fa lievitare i costi per le aziende. Questa crisi si estende ad altre aree della vita (cibo, carburante, scuola, trasporti, assicurazioni, ecc.), costringendo le aziende ad aumentare i compensi finanziari per gli espatriati. Il susseguirsi delle crisi ha avuto un impatto significativo sui pacchetti di espatrio.

Al giorno d'oggi, i dipendenti possono negoziare un bonus di espatrio (5-20% dello stipendio base), che è discrezionale e non obbligatorio.