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Leggi internazionali sullo stipendio minimo: Cosa devi sapere prima di trasferirti all'estero

groupe d'employes
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Scritto daAsaël Häzaqil 26 Agosto 2024

Dove puoi trasferirti per lanciare la tua carriera a livello internazionale? Forse non sai che, a seconda del Paese, o della città che scegli, il tuo reddito di base può raddoppiare. Anche se non si arriva sempre a questi estremi (pur essendoci differenze all'interno dello stesso territorio), è fondamentale conoscere le soglie di stipendio minimo previste nella destinazione di espatrio. Ecco una panoramica.

Inflazione e aumento del salario minimo

A partire dal 1° aprile, la retribuzione oraria minima in Canada (minimo federale) e in Nuova Zelanda è passata rispettivamente a 17,30 CAD (11,53 €) e 23,15 NZD (12,76 €). Questi aumenti tengono conto dell'inflazione. In Canada, il salario minimo federale è integrato dalle singole provincie, che sono libere di stabilire il loro salario minimo. L'Alberta, il Saskatchewan e la Nuova Scozia lo fissano a circa 15 CAD (9,99 €), mentre nella British Columbia, nell'Ontario e nel Nunavut supera i 16 CAD (10,66 €) . Lo Yukon offre un salario minimo ancora più alto: 17,59 CAD all'ora (11,72 €).

Anche negli USA il salario federale (7,25 $ all'ora o 6,64 €) stabilisce una soglia di riferimento che gli Stati possono aumentare. Alabama, Indiana, Iowa, Kansas e Idaho si attengono alla tariffa federale. Maine, Maryland e New York raddoppiano la tariffa federale (rispettivamente 14,15 $ e 15 $ all'ora / 12,95 € e 13,73 €).

L'Australia ha aumentato la retribuzione minima oraria del 3,75%, portandola a 24,10 AUD il 1° luglio (14,49 €). 
Come in Canada e in Nuova Zelanda, questo aumento segue l'evoluzione dei prezzi. Nel Regno Unito, la paga minima oraria è di 11,44 £ (13,36 €). In Corea del Sud è di 9.860 KRW (6,57 €) e in Giappone è di circa 1.000 JPY (6,23 €), con differenze a seconda della zona. Un recente studio governativo evidenzia l'arretratezza del Giappone rispetto alle altre grandi economie. Lo stipendio minimo giapponese è molto lontano dagli standard canadesi, australiani e neozelandesi e anche dagli stipendi minimi più alti dei Paesi europei, con il Lussemburgo in testa (14,86 € per un lavoratore non qualificato, 17,83 € per un lavoratore qualificato).

Unione Europea (UE): disparità tra gli Stati

La maggior parte degli Stati membri dell'UE (22 su 27) ha stabilito un salario minimo. Lussemburgo, Irlanda, Germania e Paesi Bassi sono i più generosi, con un salario minimo fissato rispettivamente a 2.571, 2.146,3, 2.054 e 1.995 euro al mese. Seguono Belgio e Francia, con 1.994 e 1.766 euro al mese. In Spagna e Slovenia lo stipendio minimo è di 1.323 e 1.253 euro al mese. Nell'Europa dell'Est (Estonia, Polonia, Romania, Grecia...) e in Portogallo varia tra i 600 e i 980 euro. Solo la Bulgaria offre una retribuzione minima inferiore a 500 euro al mese (477 euro).

I Paesi dell'UE sono ancora lontani dall'armonizzazione auspicata dal Parlamento europeo. Mentre l'UE fatica ad attrarre professionisti stranieri, il Parlamento europeo rileva un aumento della precarietà del lavoro e della povertà. Sottolinea l'aumento del divario salariale dopo il COVID, un divario che era già significativo prima della crisi sanitaria. Per “armonizzazione”, il Parlamento Europeo non intende imporre lo stesso salario minimo a tutti gli Stati membri. Questo aspetto rimane esclusivamente sotto il controllo nelle singole nazioni. Ad ogni modo, la nuova direttiva europea sulla retribuzione minima mira a combattere  la precarietà. I residenti devono poter vivere in modo decoroso. La direttiva invita gli Stati ad accelerare le misure per combattere il divario salariale tra uomini e donne. Nel 2022, il 60% dei lavoratori che percepivano un salario minimo erano donne.

Paesi che non hanno uno stipendio minimo

Il salario minimo non è obbligatorio e diversi Paesi non ne hanno uno. In Italia, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia, ad esempio, i salari vengono negoziati a livello industriale. Anche Norvegia, Islanda e Svizzera non prevedono un compenso minimo, così come gli Emirati Arabi Uniti (EAU) e l'Arabia Saudita (nel settore privato). In India non esiste una legislazione che stabilisca uno stipendio minimo e il metodo di calcolo è complesso. Prende in considerazione diversi criteri (area geografica, settore di attività, posizione ricoperta, livello di qualifica).

Gli espatriati sono soggetti alle leggi sul salario minimo?

La questione è più complessa di quanto sembri. Solleva infatti un dibattito che da anni alimenta le tensioni tra i dipendenti stranieri e quelli locali. A prima vista, si potrebbe pensare che gli espatriati non siano toccati dalla presenza, o meno, di un salario minimo. Assunti per il loro talento, “presumibilmente” guadagnano più dei dipendenti locali. Hanno potuto negoziare il loro stipendio e i benefit. Tuttavia, questo quadro corrisponde a una visione idealizzata del lavoratore espatriato, più che alla realtà. Oltretutto, non tiene conto del fatto che esistono diverse tipologie di lavoratori stranieri. In senso stretto, un espatriato è una persona che si reca in missione all'estero con un contratto di espatrio. In senso più ampio, un espatriato è una persona che lascia il proprio Paese per emigrare in un altro.

Se esiste questa percezione dell'espatriato come lavoratore privilegiato è perché vengono presi a riferimento professionisti stranieri con posizioni manageriali o dirigenziali. Invece esistono migliaia di lavoratori stranieri che rientrano in categorie diverse e che non possono negoziare lo stipendio. La carenza di manodopera a livello globale in settori chiave (industria, trasporti, ristorazione, ospitalità, sanità, istruzione...) riduce ulteriormente ogni possibile margine di negoziazione.

Stipendio minimo e divario salariale tra espatriati e locali

La carenza di manodopera ha riacceso il dibattito sul divario salariale tra lavoratori stranieri e locali. Se il “pacchetto d'oro" per gli espatriati è passato di moda, i professionisti stranieri più qualificati guadagnano generalmente più dei locali. Le aziende che sostengono questo modello affermano di reclutare gli stranieri per il loro talento, non disponibile tra i locali. Inoltre, sottolineano che i professionisti stranieri provenienti da nazioni ricche vanno pagati secondo gli standard del Paese di provenienza. Non è un argomento nuovo. Nel 2016, uno studio pubblicato sul Guardian ha rivelato che il divario salariale tra gli espatriati e i locali può raggiungere il 400%. In India o in Cina, potrebbe addirittura superare il 900%. Nel 2023, le multinazionali che hanno inviato personale nell'area dell'Asia-Pacifico hanno ammesso di riservare tre quarti del loro budget per il personale straniero, cosa inaccettabile per i dipendenti locali che, nonostante le loro competenze, continuano a essere pagati al minimo sindacale.

La carenza di manodopera (e le conseguenze della crisi sanitaria) hanno però cambiato le carte in tavola. Con la chiusura delle frontiere, le aziende che tradizionalmente impiegavano stranieri hanno dovuto affidarsi ai locali. I Paesi del Golfo hanno accelerato le loro politiche di nazionalizzazione del lavoro, il che significa meno posti di lavoro per gli stranieri (in Kuwait, ad esempio). Anche Singapore sta adottando misure per favorire l'impiego di personale locale e la Cina sta accelerando la formazione di talenti locali per assumere meno dirigenti stranieri. Quando le frontiere sono state riaperte, gli espatriati hanno dovuto fare i conti con riforme sull'immigrazione più severe e con una maggiore concorrenza tra i lavoratori.

Disparità di ricchezza tra i Paesi

Dove trasferirti? Dovresti scegliere una nazione con un reddito nazionale lordo (RNL) elevato?
Il nuovo rapporto della Banca Mondiale sul reddito statale, pubblicato a luglio, suddivide le economie mondiali in quattro macro gruppi: Paesi a basso RNL, Paesi a reddito medio-basso, medio-alto e alto. Secondo il rapporto, un reddito nazionale pro capite (RNL) basso è inferiore a 1.145 dollari al mese, mentre un RNL alto è superiore a 14.000 dollari. I redditi medi oscillano tra 1.000 dollari e più di 1.146 dollari.

La crisi sanitaria ha esacerbato le disparità di ricchezza tra i Paesi. Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti (EAU), Arabia Saudita, Oman, Qatar, Russia, Regno Unito e gli Stati europei figurano tra le nazioni ad alto reddito. Cina, Brasile, Argentina, Messico, Sudafrica e Algeria rientrano nella categoria "medio-alta": il loro RNL è compreso tra 4.516 e 14.005 dollari. L'RNL di India, Filippine e Marocco rientra nella categoria “medio-bassa” (tra 1.146 e 4.515 dollari). I Paesi più poveri hanno un RNL inferiore a 1.146 dollari.

Il legame tra RNL, livelli salariali e ricchezza di uno Stato non passa inosservato. Ad ogni modo, in un Paese con un PIL elevato non è detto che gli stipendi siano elevati. In India, nonostante il PIL superi il 7% di crescita, lo sviluppo economico è fragile: numerose categorie di lavoratori non possono toccare la ricchezza che producono.

Naturalmente, il tuo progetto di trasferirti all'estero non può basarsi solo sulle soglie di reddito o sulla politica di reddito minimo di una destinazione. Ma questi dati possono aiutarti a inquadrare meglio la destinazione dove trasferirti. 

Risorse utili in inglese:

Canada: know the minimum wage of a province

United States: know the minimum wage of a state

United Kingdom: minimum wage

South Korea: minimum wage

Lavoro
A proposito di

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.

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