Ciao Giulia, grazie per averci concesso un po' del tuo tempo per l'intervista, hai voglia di raccontarci un po' di te?
Sono di Palermo, dove sono cresciuta e ho proseguito gli studi fino alla laurea in lingue. Dopo la laurea sono andata in Germania, da sola, senza un lavoro e senza una meta.
Mi sono fermata a Lipsia. Li ho iniziato a cercarmi qualche lavoretto, di giorno in pizzeria e di notte al call center.
Nel frattempo iniziai a frequentare il master della Ca Foscari di italiano come lingua straniera, per poter diventare insegnante. Il Master era gestito online e mi permetteva di rimanere in Germania.
Purtroppo la mia carriera di insegnante non è durata a lungo.
Dove vivi attualmente?
A Berlino con il mio compagno e il nostro bimbo.
Da quanto tempo sei in Germania?
Da 9 anni. E sono qui con la consapevolezza di non tornare in Italia.
Ci tengo a dire che non appartengono a quelli che si definiscono "italians in fuga" o "cervelli in fuga", semplicemente non mi definisco "in fuga". Io non ho mai nemmeno cercato un lavoro in Italia e non perché non mi piacesse il mio paese, ho semplicemente sempre sognato di vivere qui, dove sono ora.
So che nell'ultimo anno sei stata in maternità, di cosa ti sei occupata in passato?
Ho lavorato come insegnante in varie scuole e all'università. Dato che lavoravo però come libero professionista non avevo stabilità economica e problemi con l'assicurazione sanitaria.
Ho preferito quindi lasciare stare e ho cercato un altro lavoro.
Ho lavorato 4 anni presso un'agenzia immobiliare e da ottobre inizio una nuova avventura presso una compagnia aerea.
Come giudichi il costo della vita a Berlino?
Mmm, bella domanda. Diciamo che quando sono arrivata io si stava ancora bene. La città offriva di tutto e per tutte le tasche. Gli affitti erano più che abbordabili per una grande capitale europea. Diciamo che fino a qualche anno fa si poteva vivere decorosamente anche con un solo stipendio. Oggi non proprio. E non parlo di stipendi da manager o medici. Parlo di stipendi da operatore di call center, o semplice impiegato. Oggi uno stipendio non basta, non per pagare l'affitto di un intero appartamento e poter vivere permettendosi qualche capriccio. A mio avviso il costo della vita non é più adeguato. I prezzi, sopratutto degli appartamenti, hanno continuato ad aumentare, gli stipendi sono rimasti gli stessi. Non dico che si viva male, assolutamente, solo che i ragazzi che vengono ancora oggi qui pensano di trovare dei costi che ormai non ci sono più.
Quali sono i luoghi di interesse che ci consigli di visitare a Berlino e dintorni?
Partendo dal presupposto che molti ragazzi sono più interessati alla Berlino "alternativa" che io in realtà disconosco, per me uno dei posti più belli e il cimitero monumentale ai caduti dell'Armata Rossa durante la liberazione di Berlino. Si trova all'interno del bellissimo Treptower Park.
Poi se si viene a Berlino non si può non andare a Potsdam, capitale del Brandeburgo, attaccata praticamente a Berlino e raggiungibile con i mezzi di trasporto.
Per il resto credo che ogni guida sia piena dei soliti itinerari come Porta di Brandeburgo, Reichstag, Isola dei Musei etc...
Sei l'autrice di un blog intitolato "Lettere da Berlino", quand'è che hai cominciato a scriverlo e qual'è il motivo principale che ti ha spinta a farlo?
Il titolo é stato modificato con gli anni, all'inizio portava semplicemente il mio nome.
Abitavo a Lipsia, era il 2006 e su La Repubblica iniziò la moda dei blog, i più popolari venivano pubblicati sulla Homepage del quotidiano. Era divertente. Io ero sola, terribilmente sola. Non c'era Whatsapp, Viber e all'inizio avevo pure difficoltà a sentirmi con i miei. Insomma, sentivo il bisogno di comunicare, e di farlo in italiano. Ho scritto tanto, ho conosciuto tanta gente virtualmente e anche no. Cosí ho conosciuto il mio compagno, il papà del mio bimbo.
La solitudine penso sia una costante che accompagni ogni emigrato, la mettiamo in valigia prima di partire, solo che ci accorgiamo di avercela messa dopo essere arrivati a destinazione.
Il blog mi ha fatto sentire meno sola.
Ho letto dal blog che il tuo bimbo ha cominciato l'asilo qualche giorno fa e che hai preferito una struttura in cui si parla solo tedesco. La procedura per l'iscrizione è stata complicata?
Gli asili bilingue italo-tedeschi non mancano a Berlino. Io ho preferito una struttura tedesca perché a casa parliamo solo italiano e non voglio che mio figlio abbia una maggiore esposizione ad una lingua piuttosto che ad un'altra.La procedura di per sé non è complicata, è un diritto di tutti, però solo dal terzo anno di età è garantito il posto in asilo, quindi se il bimbo è più piccolo devi un pochino sbatterti per cercare un posto libero. Noi ci siamo candidati in 9 asili e solo uno ci ha dato conferma. Una volta avuta la conferma del posto libero bisogna fare richiesta al comune per il Kitagutschein, una sorta di "buono" che ti da lo stato. Bisogna dimostrare di avere esigenza di un posto, cioè dire quante ore lavori al giorno e in che fascia oraria. In base a questo, il comune ti dice a quante ore di asilo ha diritto il bimbo, da un minimo di 5 fino oltre 9 ore. Io ero disoccupata quando mio figlio ha avuto il posto, e anche chi é disoccupato in cerca di lavoro ha diritto a tale buono, per un massimo di 5 ore, ovvero il minimo disponibile. La retta mensile è in base al reddito, dal terzo anno in su è gratis, si pagano solo 23€ al mese per il servizio mensa. Credo però che ogni Bundesland faccia in modo diverso. Ciò che vale a Berlino non vale a Monaco, per dire.
Tra poco inizi una nuova avventura lavorativa, ti va di parlarcene?
Posso dire che ne sono orgogliosa??? Dai, un pochino di autostima ogni tanto ci vuole.
Si tratta del servizio clienti di una grande compagnia aerea tedesca. Per essere ammessi non bisogna sostenere un "normale" colloquio di assunzione. Ho dovuto prima sostenere un colloquio telefonico in tedesco e in inglese, superato il quale mi hanno inviato in sede per un test della durata di circa 7 ore. Ho dovuto fare test di concentrazione, altri dove dove dimostrare la mie competenze di servizio clienti e anche dei Role play con gli altri candidati. Superata questa fase ho avuto ancora un colloquio in tedesco e inglese col capo del personale, un'altra ora di esame.
Se non avessi avuto le competenze linguistiche che ho, e se non avessi accumulato negli anni l'esperienza nel servizio di assistenza ai clienti, non avrei avuto alcuna chance. Spero di poter dimostrare ciò che valgo e di superare il periodo di prova di 6 mesi.
Se dovessi fare un bilancio di questi anni passati fuori dall'Italia, sei soddisfatta delle scelte prese? C'è qualcosa che, con il senno di poi, faresti diversamente?
Ho sempre agito in modo da non aver rimpianti, più che altro mi sono sempre detta "non voglio domani pentirmi di non averci almeno provato". Ed è ciò che dico a tutti quelli che vorrebbero fare un'esperienza all'estero e hanno però paura a farla. Se non provi, non lo sai.
Mi è dispiaciuto immensamente non riuscire a diventare un'insegnate, ma non posso avere rimpianti, perché ci ho provato fino all'ultimo. È vero che per fare i lavori che ho fatto non è necessario un titolo di studio, però se non avessi studiato oggi non sarei qui, seduta su questo divano nella mia casa berlinese a parlare di me.