Ciao Marcella, grazie per averci concesso quest'intervista. Ti va di parlarci un po' di te e delle ragioni che ti hanno portato ad Abu Dhabi assieme alla famiglia?
Ciao Francesca e grazie a te per questa opportunità.
Sono nata a Napoli 38 anni fa e abitavo in provincia di Roma da circa 10 anni, quando mio marito ha avuto una buona proposta lavorativa qui ad Abu Dhabi, sia sotto l'aspetto economico che professionale. Abbiamo quindi deciso di trasferirci. Io non lavoravo e mio marito era quasi sempre all'estero, per cui l'opportunità di stare tutti insieme, rendere i bambini un po' più internazionali e, perché no, guadagnare qualche soldino in più ci ha spinto verso questa soluzione.
Pianificare il trasferimento vi ha richiesto molto tempo? Vi siete affidati a qualche agenzia per l'organizzazione ed il disbrigo delle formalità burocratiche oppure avete fatto da soli?
Bisogna affidarsi ad un'azienda di tralochi internazionale e ce ne sono tante specializzate proprio per il Middle East. Fatto ciò, la pianificazione non è stata molto dura e le spese erano a carico dell'azienda di mio marito (punto importante, da chiarire durante la negoziazione del contratto di lavoro). Io semplicemente ho piazzato in mezzo alla stanza i pacchi che avevo intenzione di portare con me. L'unico disagio riscontrato sono stati i tempi di consegna, circa 30 giorni, per cui si deve partire dal presupposto che devi portare con te in valigia qualcosa o la compri in loco. Per fare solo un esempio, in valigia ho messo solo una parure di lenzuola e il resto mi è arrivato con il carico.
Io e i bambini siamo arrivati qui con un visto turistico che all'epoca durava 30 giorni (ora le regole sono un po' cambiate) e nell'arco di questo tempo abbiamo raccolto e presentato i documenti per ottenere la residenza. Essendo la nostra prima esperienza all'estero, abbiamo preferito affidarci ad un'agenzia, ma, parlando con altre persone, ho capito che non sarebbe stato molto più complicato se me ne fossi occupata da sola.
Ci sono state delle difficoltà iniziali di adattamento?
In realtà, proprio all'inizio eravamo un po' tutti entusiasti della cosa. Siamo arrivati a dicembre scorso e le scuole erano chiuse per il winter break, per cui io e i bambini andavamo in spiaggia, in giro per la città in autobus, sembrava una vacanza e quando sei in vacanza i problemi non esitono.
Ma da subito mi sono resa conto che la difficoltà più grande era legata al fattore linguistico. Io parlavo pochissimo inglese e i bambini nemmeno quel poco. Il traduttore sul telefono e le chiamate costanti a mio marito sono stati fondamentali nei primi tempi. Ora le cose vanno un po' meglio.
So che hai tre bimbi, com'è stata la ricerca delle scuole? E loro come si trovano?
Sì, Martin ha 9 anni, Francesco ne ha 5 e Diego 3. Solo Martin e Francesco frequentano la scuola, Diego comincerà a settembre prossimo.
Riguardo la scuola, Francesca, concedimi, per favore, una parentesi. Per gli expat ci sono a disposizione solo scuole private. Per questo motivo è fondamentale, e lo sottolineo, che in fase di accordi contrattuali, le spese della scuola siano a carico, o quanto meno ci sia un buon contributo, dell'azienda che ti assume. Dico questo perché le scuole di un certo livello (e, si sa, per i figli si camminerebbe sui carboni ardenti) sono molto costose e, ovviamente, quelle buone ad un prezzo accessibile sono le più ambite.
Noi non abbiamo un budget molto elevato e abbiamo avuto non poche difficoltà a trovare una scuola con un buon profilo didattico ad un prezzo compatibile con il budget, anche perché siamo arrivati durante il corso dell'anno scolastico.
La scuola che frequentano Martin e Francesco, con curriculum inglese, ci è stata consigliata da un collega di mio marito, in quanto la frequenta anche la figlia. Rientra nel budget e lui personalmente si trovava bene. Mio marito, durante l'open day, l'aveva visitata, gli aveva fatto una buona impressione e abbiamo iscritto i bambini.
Note dolenti ce ne sono, purtroppo. La scuola è molto lontana da dove abitiamo e anche se il servizio school bus è capillare e preciso, tutti i giorni devono fare un'ora di viaggio ad andare e un'ora a tornare. E, anche se dal punto di vista didattico non posso lamentarmi (i bambini hanno raggiunto una buona preparazione), sono scontenta del concetto che il management ha di disciplina (che per me è importante almeno quanto la didattica).
Per quanto riguarda il loro inserimento, li abbiamo preparati all'eventualità di un trasferimento all'estero sin dal primo contatto che mio marito ebbe con la compagnia per la quale lavora e, quindi, non ci sono stati traumi. Ma in Italia abitavamo in un piccolo paese dove tutti si conoscono e proprio per questo a Martin concedevamo di andare a scuola da solo e di stare con gli amici al parco. Abu Dhabi è una grande città e ha dovuto fare i conti con ciò che comporta.
Le caratteristiche di Abu Dhabi che più ti piacciono...
Sicurezza, sicurezza, sicurezza. E' un concetto che davo per scontato, ma qui ho capito che in Italia non mi sentivo così sicura come lo sono qui.
Ci sono dei lati della città con i quali invece vai meno d'accordo?
Il paese è molto differente dall'Italia e dall'Europa in generale. Qui le differenze tra classi sociali, quasi sempre legate alla provenienza di origine, sono molto più marcate.
Come giudichi il costo della vita ad Abu Dhabi? Immagino sarà commensurato agli stipendi quindi quanto deve guadagnare un individuo per vivere in maniera soddisfacente?
Parto con le spese quotidiane e delle utenze. E' vero che il pacco di pasta Barilla costa quasi 2€, ma la benzina costa 0,40€. Forse andare a predere una birra costa un po' di più (considerando anche i limiti), ma le utenze sono un po' più economiche,...E' un gioco di compensazione.
Quello che veramente fa la differenza è il costo degli affitti di casa. Qui le abitazioni in edifici preferiti dai western sono più belle, nuove e con tanti comfort, ma un bel po' costose. Puoi certamente scendere di prezzo, ma puoi ritrovarti in case più vecchie e senza aree sociali. E, infatti, insieme al costo delle scuole, in sede di accordi contrattuali, io ritengo importante, se non fondamentale, discutere anche sul compenso da percepire per la casa. Allo stato attuale, secondo il mercato delle case, un appartamento con due stanze da letto, in centro, in zona Al Khalidiya o Al Reem Island, un prezzo medio è tra le 140.000 e le 175.000 AED l'anno, pari circa a 35.000/43.000 euro l'anno.
Detto ciò, io credo che, escluse le scuole, un nucleo familiare di 4/5 persone debba guadagnare almeno 30.000 AED al mese per, come hai detto tu, vivere in maniera soddisfacente.
Cosa vi piace fare nel tempo libero? Che opportunità di svago offre la città per le famiglie?
Noi abitiamo vicino alla Corniche, che è lo splendido lungo mare di Abu Dhabi Island. Lì ci sono locali, parchi giochi e poi la spiaggia bianca e immensa. Spesso, quando il tempo era clemente, dopo cena e/o durante i week end ce ne andavamo a passeggiare sulla Corniche. Ora, inizi di giugno, non è ideale (fuori ci sono 42 gradi di giorno e 35 di notte con un'altissima percentuale di umidità). Poi, Abu Dhabi ha un numero spropositato di parchi giochi per bambini, attrezzati e mantenuti in ottime condizioni.
Poi c'è tutta la parte di Yas Island che offre parchi di divertimento come lo Yas Waterworld, oppure il famosissimo Ferrari World e a Saadiyat Island sta nascendo il distretto culturale, dove sorgerà il Guggenheim Museum e il Louvre e ora c'è il Manarat al Saadiyat che è un centro espositivo molto bello.
Quali sono le differenze principali che hai riscontrato tra la vita negli Emirati e quella in Italia?
Le maggiori che ho notato, ma sicuramente ce ne sono altre, sono tre:
La sicurezza: il sentirsi sicuri nel girare per la città, sia di giorno che di notte, è un punto a favore di Abu Dhabi.
Lavoro: gli Emirati Arabi offrono lavori interessanti e ben retribuiti, ma il lavoratore non è tutelato come in Italia. Se perdi il lavoro entro un mese ti scade l'employ Visa e, a meno di accordi con la stessa azienda che ti licenzia, scaduta la Visa devi uscire dal paese.
Bellezza: l'Italia, con i suoi paesaggi, arte e storia, è quanto di più bello esista al mondo. Francamente, non c'è paragone.
Sei riuscita a fare amicizia con altre mamme expat? Come si svolge la vita sociale ad Abu Dhabi?
Prima di venire qui, una mia cara amica russa che sta in Italia da 12 anni mi consigliò di cercare un'associazione italiana per farne il mio punto di riferimento. E così ho cercato su internet e ho trovato il CICER, il Circolo Italiano Culturale E Ricreativo che, con il patrocinio dell'Ambasciata Italiana ad Abu Dhabi, è uno dei punti di riferimento della comunità italiana. Il CICER oganizza caffè, feste per i bambini, corsi di italiano per stranieri e per i nostri piccoli che, aimè, sono destinati a dimenticare la grammatica, lezioni di inglese e di cucina e passeggiate per la città. Organizza anche corsi di orientamento per rendere più falcile l'adattamento ai nuovi arrivati, rivolto sia a famiglie che ad aziende. Inoltre, nella sede vi è una biblioteca discretamente fornita di libri in italiano e DVD che sono messi a disposizione di tutti i soci.
Basandoti sulla tua esperienza di mamma, ti senti di dare qualche consiglio alle donne che stanno per affrontare un trasferimento all'estero con prole al seguito?
Non vi preoccupate di portare medicinali, l'Augmentin, il paracetamolo e il Tonimer esistono dappertutto.
Anche le pietre sanno che i bambini hanno una capacità di adattamento invidiabile, ma si è sempre un po' insicuri. La capacità di adattamento dei miei figli è andata al di sopra delle aspettative più rosee. Ma spesso anche loro hanno nostalgia di casa. Quando capita ciò, gli stiamo tanto tanto vicini. Poi passa.
Appena arrivate, o anche prima di partire, cercate un'associazione o un circolo di Italiani e fatene un punto di riferimento, quanto meno vi tornerà utile quando cercate un pediatra, una baby sitter, un'estetista o una pizzeria.