Ci racconti un po' di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?
Mi chiamo Samanta, ho 28 anni e vengo dalla provincia di Cuneo, più precisamente da un piccolo paesino a ridosso delle Langhe che si chiama Niella Tanaro.
Alla fine del 2013 (il 2 dicembre, per essere precisi) ho lasciato l'Italia armata di due valigie pesantissime, il cuore gonfio di sogni e aspettative e tanta voglia di mettermi alla prova. Insomma, sono partita con l'alibi della Tesi Magistrale da scrivere all'estero (cosa che ho effettivamente fatto, ed in tempo record), quando in realtà mi sono essenzialmente detta "Ora o mai più": tanta era la voglia di crescere e di diventare la persona che sto costruendo, di cambiare aria e di vedere un pochettino ciò di cui ero capace.
In che parte dell'Europa ti sei trasferita?
Mi sono trasferita in Germania, per la precisione nel Land della Turingia. La cittadina nella quale abito si chiama Jena. È una graziosa cittadina medio-piccola, un ottimo centro universitario e un buon polo industriale, oltre ad essere circondata da prati e colline.
Quali sono i motivi principali per cui hai deciso di andare a vivere all'estero?
Mi ero già recata in Germania un paio di volte e ne ero rimasta sin da subito colpita.
Prima di vagliare questa scelta - però - ho trascorso un semestre all'estero, sempre in Germania ma da tutt'altra parte rispetto a dove mi trovo ora: in Saarland, praticamente al confine con Francia e Lussemburgo (vi basti immaginare che in 30 minuti di tram ero letteralmente in Francia).
Sono profondamente convinta che certe sensazioni di pancia non sbaglino così, dopo l'ennesima passeggiata per i boschi e una chiacchierata con un paio di amici mi sono detta "Sai cosa? Parto anche io".
Tempo di organizzarmi un minimo ed ero di nuovo in treno pronta a intraprendere quello che sino ad oggi è stato uno dei viaggi più lunghi (16 ore abbondanti) ma allo stesso tempo esaltanti di sempre.
Hai avuto delle incertezze prima della partenza?
Paradossalmente quelle sono arrivate un paio di mesi dopo. La Tesi Magistrale era in stampa ergo la mia bolla/alibi era finita...cosa ne sarebbe stato di me? Fortunatamente, una settimana dopo ho ricevuto una mini-offerta di lavoro e sono riuscita a costruirmi in fretta un quotidiano e a capire grosso modo cosa avrei voluto fare nei mesi a seguire. Da quel momento è stato tutto un salire e scendere dalla giostra, nemmeno a dirlo.
Ti sei trasferita sola o in famiglia?
Da sola. I gatti, purtroppo, sono dovuti rimanere con i miei genitori.
Come si è svolto il processo di adattamento alla nuova realtà?
Beh, considerando fosse una realtà che grosso modo conoscevo non è stato traumatico come molti dicono e altrettanti suppongono.
Non ho risentito di grossi cambiamenti ma ho avuto la possibilità di cambiare tante piccole cose in maniera graduale, avvicinandomi a un modo di fare e pensare che spesso si distanzia da quello con cui sono cresciuta ma che ho fatto mio, forte del fatto mi facesse sentire meglio sotto molteplici aspetti.
Da dove vengo in Italia nessuno farebbe due km a piedi, se ha la fermata del bus davanti a casa, con buona pace del fatto che spesso i tempi di attesa del mezzo corrispondano a quelli di percorrenza.
Mia madre butta via cose usate spesso ancora in buono stato, cosa che qui nessuno farebbe: esistono addirittura gruppi Facebook per persone che desiderano regalare le proprie cose, con la speranza di far felice qualcuno.
Se a questo sentire diverso si aggiunge un panorama culturale variegato e accattivante beh... suppongo sia facile capire il perché del mio entusiasmo.
Che lavoro fai?
Ho iniziato come insegnante di italiano in varie scuole - prettamente serali - poi ho aggiunto guide turistiche (inizialmente solo in italiano, ora anche in tedesco) e ripetizioni.
A causa di problemi di salute ho dovuto rallentare un poco i ritmi, quindi ora mi limito alle guide turistiche (che rimangono peraltro un fenomeno abbastanza stagionale) e lavoro part-time in una panetteria a 10 minuti da casa. Il resto del tempo lo sto trascorrendo scrivendo una tesi di dottorato in Letteratura Tedesca del XX Secolo: a due mesi dalla discussione della Tesi, nemmeno a dirlo, avevo un nuovo progetto per le mani e - pur se le difficoltà date dal doverlo finanziare di tasca mia ci sono - non potrei essere più felice.
Che percorso hai dovuto intraprendere per trovare lavoro in Germania?
Ho scritto - o per meglio dire riscritto - il mio Curriculum Vitae adattandolo a quelle che sono le cosiddette linee guida europee. Purtroppo per ragioni logistiche non ho avuto il tempo di affidare il lavoro a un copy-editor professionista ma conto di farlo una volta conclusa l'esperienza del dottorato e capito che ne sarà di me.
A questo ho aggiunto una lettera di motivazione (si tratta di un elemento essenziale del processo di candidatura per un posto di lavoro, in Germania..non dimenticatelo!) e nel caso delle scuole la lettera di raccomandazioni che ho ricevuto alla fine del mio tirocinio in Saarland presso un Centro Linguistico. Anche questa ultima è stata molto importante quindi, se se ne ha la possibilità, consiglio sempre di farsi redigere dal precedente datore di lavoro una lettera in cui si parla delle nostre qualità come collaboratori: è un biglietto da visita non indifferente!
Come si svolge la tua giornata?
Sono una persona relativamente mattiniera quindi mi piace alzarmi per tempo, fare colazione con calma e prepararmi.
Quando non sono di turno al lavoro passo la mattina in biblioteca - a volte quella dell'università, molto spesso quella comunale - a scrivere e leggere per il dottorato. Dopo la pausa pranzo scrivo ancora un paio d'ore prima di dedicarmi a qualche commissione o più semplicemente ad un film e una tazza di the. Tendenzialmente sono più produttiva al mattino, quindi dopo le 15:30 inizio a perdere colpi e preferisco staccare la spina, onde evitare di scrivere castronerie che poi dovrei correggere perdendo ulteriore tempo. Come direbbero gli inglesi "been there, done that".
Se sono di turno dopo la colazione preparo il lunch box o uno snack di frutta (dipende dal turno che ricopro) e mi metto in marcia per andare al lavoro.
Come ho già accennato mi basta veramente poco per raggiungere la panetteria, quindi è davvero comodo!
La sera mi dedico a un buon libro - la letteratura non è solo la mia materia di studio quanto il mio "piccolo grande amore" - oppure esco con alcuni amici oppure ancora vado a sentire un concerto.
Avendo la fortuna di vivere in una cittadina dal panorama culturale stimolante, la scelta è sempre abbastanza variegata, oltre ad essere economicamente fattibile.
Come giudichi il costo della vita a Jena rispetto al Piemonte?
È un paragone difficile.. ci sono alcune cose dell'Italia che ho scelto di lasciare andare (ad esempio la macchina) ma di base il costo della vita qua è fattibile, se si ha un minimo di organizzazione.
Capiamoci: ho un lavoro part time, una stanza in affitto e mi mantengo in maniera più che dignitosa, riuscendo a risparmiare qualche cosa ogni mese.
Vado in vacanza un paio di volte l'anno, viaggio alla scoperta delle città della Germania che non conosco e mi godo il tempo che ho a disposizione. Credo il segreto stia nel fare di ciò che si ha una risorsa e non un limite, in fondo... poi ci sono un sacco di buoni consigli per vivere low budget che fanno la gioia dei piccoli risparmiatori, me compresa!
Credo inoltre che il fatto di trovarmi nella posizione di ripartire da capo mi abbia permesso di far mio uno stile di vita più semplice, anche dal punto di vista delle necessità, e quello sicuramente mi ha aiutata a eliminare tanto superfluo che in Italia mi sembrava necessario, ma che alla fine mi soffocava solamente.
In che zona della città consigli di cercare casa?
La cosiddetta periferia - che pure dista al massimo 30 minuti dal centro, coi mezzi - offre sempre camere e alloggi liberi a prezzi spesso più che abbordabili. Cercare una stanza in centro, invece, potrebbe richiedere un po' di tempo ma in linea di massima è fattibile, anche se la richiesta è molto alta.
Gli studenti spesso non hanno problemi ad abitare in periferia perché i trasporti pubblici sono compresi nella tassa semestrale dell'università, ma se ci si deve spostare con frequenza regolare e non si ha diritto a questo genere di agevolazioni forse conviene valutare l'idea di spostarsi in centro, anche se a volte costa un poco di più. Io ad esempio ho cercato la mia stanza relativamente in centro e abito a 10 minuti scarsi dal centro vero e proprio, perché all'inizio non avevo diritto ad alcuna agevolazione: è pratico e al contempo non eccessivamente rumoroso, oltre ad avere un prezzo più che ragionevole.
Se ci si aggiunge che uno dei miei centri culturali preferiti disti 10 minuti a piedi, suppongo sia legittimo dire che ho fatto un vero e proprio terno al lotto!
E' indispensabile avere una macchina per muoversi in città o si può fare affidamento ai mezzi pubblici?
I mezzi pubblici bastano e avanzano. Spesso, paradossalmente, ci si mette meno a piedi o in bicicletta, ergo l'auto viene utilizzata dai più solo per le gite fuori porta o la spesa settimanale se non si ha un supermercato nelle vicinanze.
Alla praticità dei mezzi occorre poi aggiungere i prezzi non proprio economici dei parcheggi che spesso incoraggiano i più a lasciare la macchina in garage e a preferire un'alternativa ecosostenibile e portafoglio-friendly.
La gente locale è aperta verso gli stranieri?
Alcuni ora forse storceranno un po' il naso - anche alla luce di recenti fatti di cronaca - ma io ad oggi ho incontrato persone aperte, tolleranti e al più curiose di conoscere una cultura - quella della bella Italia - che conoscono solo grazie a Fellini e alle ferie al Lago di Garda.
Ad essere meno tolleranti sono spesso e volentieri gli stranieri stessi che - probabilmente dimenticando il proprio passato di espatrio - si accaniscono contro gli ultimi arrivati e li accusano di rubar loro il pane e di avere intenzioni poco trasparenti. Soprattutto ora che la città si sta impegnando in una campagna di integrazione notevole a favore dei rifugiati è desolante sentire parole come "sporchi immigrati" uscire dalla bocca di persone decisamente non autoctone.
Qual è la tua opinione sul livello di sicurezza personale a Jena?
Si tratta di una cittadina molto tranquilla, in realtà. Ci sono casi isolati di intolleranza, qualche rissa al pub forse ma di base è una città giovane, allegra, politicamente impegnata e volendo persino a misura di famiglia. Non mi sono mai sentita minacciata o poco sicura, da quando abito qua, il che è notevole se si considera che spesso a Torino mi guardavo a destra e sinistra in preda al panico potesse succedermi qualcosa, negli ultimi tempi.
Come funziona, a livello burocratico, il sistema sanitario tedesco?
Dunque, ogni cittadino qua ha l'obbligo di avere un'assicurazione sanitaria che viene pagata mensilmente ad un ente che in tedesco si chiama Krankenkasse, letteralmente "cassa malattia".
Nel caso dei lavoratori dipendenti, la percentuale a carico del lavoratore viene detratta dalla busta paga e risulta nelle trattenute mentre i liberi professionisti e gli studenti al di sopra dei 25 anni devono pagarla di tasca propria.
Nel caso dei cittadini italiani esiste un modulo rilasciato dall'ASL di competenza - il cosiddetto modulo E104 - che serve a dimostrare il fatto che si benefici di una copertura sanitaria europea che può essere applicata anche in Germania nei casi in cui le spese da affrontare siano di norma sostenute dalla Krankenkasse.
Dopo l'iscrizione all'AIRE, in ogni caso, si ha tempo massimo tre mesi per registrarsi presso una Krankenkasse nel caso questo non sia già stato fatto in precedenza. In caso di mancata copertura sanitaria si corre infatti il rischio di dover poi pagare gli arretrati al momento dell'iscrizione e la somma potrebbe risultare onerosa.
Nel caso degli studenti italiani che si iscrivono in Germania e hanno deciso di iscriversi all'AIRE occorre infine presentare una modulistica particolare in modo da poter continuare ad usufruire della copertura sanitaria italiana. In questo caso, è bene rivolgersi agli organi competenti (Consolato o Ambasciata, a seconda di dove ci si trova).
Le Krankenkassen, infine, sono statali ma in casi particolari - reddito elevato o, nel caso di alcuni liberi professionisti, convenienza perlomeno iniziale - ci si può informare e stipulare la propria assicurazione sanitaria presso vere e proprie agenzie di assicurazioni quali Allianz oppure Dekra.
Una volta ottenuto il proprio numero di copertura sanitaria occorre cercare un medico che sia ancora disposto ad accettare pazienti (spesso occorre fare più di un tentativo...abbiate pazienza, mi raccomando!) e registrarvi in modo da avere un medico di base di riferimento.
Sembra tutto molto complesso ma nella pratica si tratta di un paio di uffici, qualche ora di attesa e tante tante scartoffie..nulla per il quale valga la pena spaventarsi, insomma.
Da questo punto di vista mi sento di darvi un solo consiglio: abbiate pazienza e se non capite la lingua portate con voi una persona disposta a fare da intermediario, onde evitare intoppi. Raramente ho incontrato persone sgradevoli, nei vari uffici in cui sono stata, e spesso è sono il nostro sorriso e la nostra gentilezza a fare la differenza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ora come ora? Non lo so. Ho qualche idea molto vaga di quello che mi piacerebbe ancora fare di qui a 5-10 anni ma di massima seguo la corrente, pianifico lo stretto necessario e mi guardo intorno alla ricerca della prossima avventura, sia questa un viaggio, un nuovo trasferimento o un cambiamento radicale dal punto di vista lavorativo.
Il mio prossimo obiettivo è consegnare la tesi di dottorato ma al di là di quello cerco di godermi il presente e incanalare energie positive verso il futuro, in attesa di scoprire dove mi porterà.
Parlaci dell'importanza di parlare la lingua locale per una buona integrazione
Pretendere di vivere bene in un Paese del quale non si conosce la lingua è un po' utopico, temo, soprattutto se ci si sposta in centri medio-piccoli dove una buona percentuale degli abitanti non conosce l'inglese. Poi - diciamocelo - che brutto è vivere e vedere tutto sempre attraverso il filtro di una terza lingua?
Ricordo distintamente che - al di là di studenti e giovani in generale - un amico che venne a trovarmi in Saarland non riuscì a parlare con nessuno: la Germania - insomma - da questo punto di vista non ha nulla a che spartire con Svezia o Norvegia. Io avevo qualche buona base dal liceo, ma il più l'ho imparato qui, buttandomi e cercando di non sentirmi troppo in imbarazzo alle prime figuracce - perché quelle ci sono state..non temete! -, sorprendendomi giorno dopo giorno del fatto le parole mi uscissero sempre più in automatico.
Imparare la lingua da zero - capiamoci - non è semplice, richiede tempo e a volte anche somme notevoli di denaro ma una considerazione del genere può essere applicata a qualsiasi lingua si decida di imparare.
Il mio consiglio? Buttatevi! Provate e investite su di voi! La fortuna di vivere in quest'era tecnologica è innanzitutto data dalla possibilità di accedere a informazioni di ogni tipo spesso gratuitamente e soprattutto ovunque...qualche video su youtube, esercizi-giochi per bambini, pagine internet (alcune spesso a cura di insegnanti certificati), un vecchio Assimil trovato al mercatino delle pulci.. insomma: provate..! E non abbiate paura di sbagliare..lo facciamo tutti.
Inutile dire, poi, che in molti ambiti se non si conosce almeno un po' la lingua gli svantaggi possono essere percepibili...se da un lato ci sono liste di medici e professionisti italiani, la firma del contratto di affitto o di lavoro richiede un minimo di comprensione della lingua, così come tutta una serie di piccole magagne quotidiane che ci ricordano l'importanza di integrarci anche dal punto di vista linguistico.
Sei anche una blogger: come si chiama il tuo blog e di cosa ti piace scrivere?
Blogger è un parolone...diciamo che ho una pagina web sulla quale mi piace condividere i miei pensieri, raccontare un poco di quello che succede qua e descrivere quello che mi circonda, filtrandolo attraverso gli occhi di una sognatrice incallita... ;-) La pagina si chiama Hopeless Wanderer, in omaggio ad una delle mie band preferite (i Mumford and Sons) e alla mia anima un po' nomade e perennemente in movimento.
Inizialmente volevo parlare solo di viaggi e di espatrio poi, avendo anche iniziato a collaborare con la pagina Donne che Emigrano all'Estero in qualità di autrice ho allargato un po' i miei orizzonti narrativi e ora parlo veramente un po' di tutto... dai libri che leggo alla musica che ascolto, passando per alcuni consigli pratici per chi desiderasse viaggiare un po' leggero e farlo - volendo - anche low cost.
Parlo ovviamente anche delle città che ho visitato, dei piccoli e grandi viaggi intrapresi e della mia esperienza qui (spesso con consigli di tipo pratico)..insomma: i temi non mi mancano e la voglia di scrivere nemmeno.
Dovessi definirlo, parlerei di un vero e proprio miscellanea, dove a farla da padrone sono i miei pensieri e la voglia di raccontarmi attraverso le parole e le immagini che le accompagnano, che spesso scatto nei momenti liberi.